Il filosofo Antonio Lombardi, un profeta dei nostri tempi

di Luigi Mariano Guzzo

Il 2020 segna la ricorrenza dei settant’anni dalla morte del filosofo catanzarese Antonio Lombardi (13 dicembre 1898 – 6 agosto 1950). Personalmente, ogni qual volta abbia avuto l’occasione di rapportarmi alla sua speculazione filosofica e alla sua testimonianza di vita evangelica, ho avvertito la percezione di trovarmi dinnanzi ad un profeta dei nostri tempi. Avvocato sulle orme del padre socialista e ateo, dopo una grave malattia cardiaca e la morte della giovane ama si ritrova nel vortice di una crisi mistica. E’ una conversione autentica, un’adesione piena al Vangelo, di quelle che stravolgono l’esistenza: abbandona la professione forense e si dedica totalmente all’approfondimento della filosofia. “Ciò che faccio negli studi è per dovere cristiano, mi pare che verrei meno alla stessa fede non facendolo”, scrive all’amico Vito Giuseppe Galati, giornalista, scrittore, che sarà deputato all’Assemblea Costituente e più volte Sottosegretario nei governi De Gasperi. “Critica delle metafisiche” (Bardi, Roma 1940) non è l’unica opera di Lombardi, ma è certamente quella che lo farà conoscere negli ambienti filosofici nazionali, e non solo. 

Da un piccolo studio nel centro storico di Catanzaro, che affaccia su largo Sant’Angelo, Lombardi confuta teorie di pensatori noti e meno noti, tanto occidentali quanto orientali, al punto che ancora oggi desta stupore per come egli sia riuscito ad accostarsi a diversi testi, nella loro lingua originale, che, al tempo, ancora non presentavano una traduzione in italiano. L’idea che sta alla base dell’originale riflessione filosofica di Lombardi è dimostrare la solidità delle categorie e dei concetti della filosofia cristiana, anche con un’attività di comparazione con altre tradizioni culturali e di pensiero. Se la fede, in Lombardi, è stato un avvenimento quasi tumultuoso, in risposta a domande di ordine esistenziale, i motivi che rafforzano questo atto di fede possono ben maturare nell’atto della ragione.

Lombardi è convinto, insomma, che le facoltà umane intellettuali portano alla conoscenza di Dio e che, quindi, la fede non è per nulla irrazionale. Sarà pure questa la molla che spingerà il nostro filosofo ad impegnarsi nel sociale, a rendersi protagonista dell’associazionismo cattolico, ad interessarsi alle vicende del Partito popolare italiano, e, nel contempo, ad assumere uno stile di vita sobrio, nei modi di vestire e nel portamento, sempre pronto ad aiutare le persone più bisognose. Nel 1949 mette a disposizione la sua abitazione per fondare il circolo di cultura “Studium”, insieme ad un gruppo di giovani universitari della Fuci, così da “contribuire al progresso spirituale e materiale della nostra regione”. Purtroppo, il progetto non ha vita lunga perché a non avere vita lunga è l’ispiratore: Lombardi muore l’anno successivo, a soli cinquantadue anni di età, in odore di santità (è in corso il processo di canonizzazione di Antonio Lombardi, Servo di Dio). Eppure, si tratta di un’iniziativa ancora attuale, da riprendere. Abbiamo bisogno di riscoprire l’eredità culturale e spirituale di Lombardi in periodi di crisi come i nostri. Per risorgere dalle tante macerie di cui siamo circondati. 

Il Quotidiano del Sud, 5 settembre 2020

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