Maria Antonia Samà e Nuccia Tolomeo: la santità e la politica del “nonostante”

di Luigi Mariano Guzzo

Di “santini” – elettorali, si intende – in questi giorni ne abbiamo visti parecchi. Ma la santità, quella vera, com’è ovvio, è ben altra cosa. E così capita – provvidenzialmente, è il caso di dire – che la celebrazione per le prime due beatificazioni dell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace (Maria Antonia Samà e Nuccia Tolomeo) si svolga esattamente nel giorno dell’apertura delle urne. Proprio nel vortice della tornata elettorale, tra forze dell’ordine, presidenti, scrutatori, rappresentanti di lista impegnati nelle sezioni, cittadine e cittadini che si recano ai seggi, proprio nelle ore concitate del voto della domenica pomeriggio, nella Basilica dell’Immacolata il cardinale Marcello Semerato, delegato del Papa, eleva agli onori degli altari due donne, entrambe disabili. Sono situazioni che possono tra di loro apparire completamente differenti. E, in parte, lo sono. Ma non al punto da non avere nulla a che fare l’uno con l’altra. Santità e politica sono (quasi) due facce della stessa medaglia. Perché, da un lato, i santi esprimono un certo indirizzo “politico” della comunità ecclesiale: un insieme di principi, di valori, di norme di comportamento da prendere come esempio. E, dall’altro, la politica deve tendere alla santità. Vale a dire, fare la propria parte, perseguire i valori della verità e del bene, realizzare la giustizia. Non è poi così complicato guadagnarsi, sul campo, l’aureola! 

            Ecco, Maria Antonia Samà e Nuccia Tolomeo, con la testimonianza delle loro vite, ci dicono che la santità è a portata di tutti. Specie per chi crede che un mondo diverso sia possibile. Effettivamente, possibile. Non è questa già politica? Se guardiamo alle esistenze di queste due donne e le rapportiamo ai modelli delle nostre società consumistiche, facilmente collocheremmo Maria Antonia e Nuccia negli “girone” degli sfortunati. Anzi, degli sfigati, direbbe chi tra di noi è più giovane. D’altronde, hanno vissuto per oltre cinquant’anni più o meno paralizzate: la prima su un letto, con le ginocchia alzate; la seconda su una poltrona. Che cosa c’è di vincente o di attrattivo in queste due vite che, al contrario, potrebbero rappresentare l’emblema di un cattolicesimo – si passi il termine – “tradizionale”, la cui grammatica è quella della sofferenza da accettare per l’espiazione dei peccati? Ora, è vero che il cristianesimo – per la sua essenza – non può essere slegato dal mistero della Croce. Ma qui siamo sul piano teologico. La pratica è un’altra cosa, diciamolo con franchezza. La vita – lo sappiamo bene – fa a pugni con la sofferenza. E davanti al dolore, vicino o lontano che sia, avvertiamo un profondo senso di ingiustizia. Al punto da ritenere che Maria Antonia e Nuccia certamente sono “sante”, comunque, per quello che hanno vissuto, a prescindere da come lo hanno vissuto: lo sarebbero state anche se non avessero accettato la malattia, come lo sono, effettivamente, tutti i malati e i sofferenti che non accettano la propria condizione o che, per diversi motivi, non riescono a trovare un significato etico o finalistico per il dolore. Ma facciamo un passo ulteriore: Maria Antonia e Nuccia sono sante “nonostante” – è da sottolineare questa congiunzione – la malattia. Entrambe, sono state capaci di far entrare il mondo, davvero tutto il mondo, di fare gesti concreti di solidarietà, di offrire consigli e suggerimenti, nei pochi metri quadrati in cui hanno vissuto. Si è santi nella malattia, ma lo si può essere anche nonostante la malattia.

E Maria Antonia e Nuccia lo sono state per davvero. Tutti noi, a prescindere dalle credenze e dalle non credenze, alla loro scuola, dobbiamo imparare a fare entrare nelle nostre (piccole) vite il mondo. Cioè, a guardare con fiducia e con speranza il presente per costruire un futuro di pace e di giustizia. Questa è politica. Che, in particolare alle nostre latitudini, deve essere, sempre più, una politica del “nonostante”. “Nonostante” tutto, crediamoci fino in fondo. La santità di Maria Antonia e di Nuccia non è poi così lontana dai santini che abbiamo nelle tasche o nelle memorie dei telefonini. Insomma, non è lontana dalle nostre vite.

Il Quotidiano del Sud, 3 ottobre 2021

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