Dal serpente ci salva l’amore

di Luigi Mariano Guzzo

Un nuovo caso, una nuova incalzante vicenda giudiziaria, per l’avvocato Alessandro Gordiani, il personaggio nato dalla penna dello scrittore – avvocato, a sua volta – Michelle Navarra. “Nella tana del serpente” (Fazi editore, 2021) ci fa entrare, a bordo dell’immancabile e “scassata” Vespa di Gordiani, nella periferia estrema di Roma. Una periferia che, come spesso accade, non è soltanto geografica ma è, ancor di più, sociale, economica e culturale. Il “serpente” altro non è che il “Serpentone” di Corviale, quartiere nella zona sud-ovest della Capitale, un complesso architettonico la cui “stecca” principale è lunga quasi un chilometro (980 metri, per l’esattezza). Quello che nelle intenzioni del progettista Mario Fiorentino doveva essere una sorta di “palazzo-quartiere” è finito per diventare, come scrive Navarra, “un vero e proprio simbolo negativo, l’emblema del degrado di una città”. Le strutture architettoniche abbandonate e non curate sono il simbolo del decadimento morale di una società.

            È questa la “tana” del serpente, che diventa il proscenio di un efferato delitto. Nella narrazione i temi della urbanizzazione selvaggia si intersecano con le questioni dell’integrazione mancata in contesti sociali sempre più multiculturali. L’assenza di adeguati servizi di assistenza sociale e la perdurante crisi economica fanno il resto. Ci sono persone che sembrano avere il destino già scritto, ingabbiate in vite di stenti, di fallimenti, di frustrazioni. Che giustizia potrà mai ritenersi realizzata in questi casi? Alle volte trionfa la giustizia dei tribunali degli uomini, come avviene in questo romanzo di Navarra. Ma dinnanzi al tribunale della storia rimaniamo in fondo tutti colpevoli. E a salvarci non rimane che l’amore. L’amore vero, autentico, che resiste agli anni e alle difficoltà. Gordiani lo sa bene. E noi pure.

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