di Luigi Mariano Guzzo
L’umanità si divide in due, da un lato ci sono i Golia, dall’altro i Davide. La storia è una continua tensione tra Golia, l’arroganza del potere e della forza, e Davide, la resistenza (spesso incosciente) a quel potere e a quella forza. Ciò finché l’audacia di Davide non ha la meglio sulla prepotenza di Golia: qui vi è lo strappo, la battuta d’arresto, il cambio di corso degli eventi. In una parola: la rivoluzione.
E’ questa una lettura sociale del noto episodio biblico di Davide e Golia, contenuto nel primo libro di Samuele, che in realtà può ben adeguarsi alle dinamiche politiche della nostra città capoluogo, in vista delle prossime elezioni amministrative. Non fosse altro che il dibattito politico sembra ormai appiattito ad una sorta prova di forza; un conteggio di numeri, di liste, di candidati, di alleanze improbabili… di muscoli più duri. Pare quasi di assistere ad un match a braccio di ferro, nel momento in cui la competizione diventa una sfida a predisporre quante più liste possibili e le persone diventano solo numeri, inermi contenitori di voti. Senza che ci sia un disegno organico, senza che ci sia un progetto unitario per il bene della città, quella stessa dialettica politica, che dovrebbe animare giornate di confronto e di discussione, si riduce ormai alla composizione di interessi di singoli individui – di pochi singoli individui – che credono di poter decidere il futuro della città capoluogo fuori dalla stessa Catanzaro. E quindi non fa meraviglia – purtroppo – che pure chi fino a pochissimo tempo fa contestava apertamente l’operato del sindaco uscente, adesso ritiene la sua rielezione un “passaggio fondamentale” per la città.
Anni e anni di malaffare hanno convinto i cittadini che il mondo della politica è un ecosistema sociale torbido, governato dalla darwiniana regola del più forte, che molto spesso corrisponde al più furbo o al più ricco. Con crudo realismo, in questo mondo i privilegi prendono il nome di diritti acquisiti e ciò rende la politica sempre più distante dalla vita di tutti i giorni, quella vita in cui sono immersi i cittadini, con le loro ansie e le loro speranze. Come se non fosse, invece, la politica esercizio di cittadinanza, proposta di una presenza costruttiva nella società.
Sì, la politica è essenzialmente legata alla dimensione del potere. Anzi, politica e potere possono anche essere considerati, a certe condizioni, termini intercambiabili. Ma il problema non è il potere, bensì è la distanza che separa i cittadini dal potere, cioè la difficoltà dei cittadini di intervenire sulle scelte di chi, in quel momento, detiene il potere. Nel momento in cui nella relazione tra cittadini e potere politico intervengono fattori “altri” (come favori personali, interessi di varia natura, promesse di lavoro, denaro…) la democrazia si inceppa. D’altronde la democrazia non può funzionare al di fuori dei valori che le sono propri: la libertà, l’eguaglianza, l’inclusione sociale…
A Catanzaro la macchina della democrazia si è inceppata da un po’ di tempo, forse da molto tempo. E non possiamo non avvertire su di noi il peso e la responsabilità di questa situazione. Perché è una bugia – la più grande della bugie, pure quando la raccontiamo a noi stessi – che la politica è sempre, in fin dei conti, uno scambio di favori, un do ut des, un dare per avere. Non è destino, non è fatalismo, non è vero che è stato così, che è così e che sempre sarà così.
Solo un esempio. Per un diffuso malcostume, la proposta di una candidatura è spesso replicata, quando accolta dall’interlocutore, dall’indicazione del numero di seggio in cui si vota. Quello che appare come un semplice gesto di cortesia, di attenzione, di stima, nasconde, sotto altre vesti, una comune mentalità difficile da estirpare: l’idea che il voto sia sempre controllabile e controllato. In tal modo, l’intimo spazio della coscienza individuale è percepito come violato anche nel segreto della cabina elettorale. Il risultato, ancora una volta, è che la libertà individuale è sacrificata sull’altare dello stato di bisogno in cui molte persone sono costrette a vivere da quella politica camaleontica che si presenta diversa per rimanere sempre la stessa.
E’ vero: nella società ci sono i Golia, che iniettano paura e bisogno, e ci sono i Davide, che resistono. Il finale di questa vicenda è ben noto a tutti…
