Il tempo di un vescovo, tra Verità e Bellezza

Ripropongo un editoriale pubblicato su Il Quotidiano della Calabria nei giorni in cui l’Arcivescovo Ciliberti concludeva il suo ministero pastorale di governo della diocesi di Catanzaro-Squillace (2011)

di Luigi Mariano Guzzo

Tre mila giorni. O giù di lì. Non sono tanti, ma non sono neanche pochi. Perché il tempo di Dio non è il tempo dell’uomo. Il servizio di un vescovo non si conta sulle dita di una mano con lo scorrere di un calendario. Tutt’altro. Il servizio di un vescovo è il mistero di una grazia divina che rompe le barriere temporali (ma pure spaziali) per aprirsi alla logica di un operato gratuito ed evangelicamente degno. Ecco che allora non è più un tempo dell’uomo. Diventa, anzi, un tempo di Dio che, eterno per com’è, non conosce né il prima né il dopo ma soltanto il presente, l’essere qui ed ora amore che irrompe nella storia e scardina le vicende umane. Il tempo di Dio è il tempo dell’oggi, della grazia, della giustizia e, appunto, dell’amore.

Il tempo del vescovo è, quindi, tempo di Dio nella misura in cui il servizio episcopale si proietta verso la bellezza di una meraviglia che non è di questa terra.

Tenerezza dell’amore di Dio che si apre all’uomo: questo è stato l’arcivescovo Ciliberti nei suoi otto anni di ministero pastorale in mezzo a noi. In lungo ed in largo, per una delle diocesi territorialmente più estese della nostra Penisola, ha instancabilmente annunciato la Parola che salva.

L’arcivescovo Ciliberti nel suo ricco e corposo magistero ha condotto nell’acquisizione di una fede consapevole, certa, coerente e di una ragione non assolutizzata ma aperta al confronto, al dialogo, al trascendente. Ed messo in guardia dalle derive relativiste, in nome dell’unica Verità. Perché, ha più volte spiegato il nostro arcivescovo, non esistono tante verità. Di Verità, con la “V” maiuscola, ne esiste solo una. E deve essere perseguita a tutti i costi. Con un’avvertenza: la Verità non va gridata, urlata, schiamazzata, imposta. No. Non ce n’è bisogno. La Verità si propone da sola, per se stessa. Ecco allora che si spiega il tratto fine ed elegante del Pastore che non alza il tono della voce ma parla al cuore di chi ascolta. Il tempo di un vescovo, lo abbiamo detto all’inizio, è il tempo della bellezza dell’amore. L’arcivescovo Ciliberti ha testimoniato che la Verità ha il gusto del Bello. Un anima che anela a Dio non può non aprirsi al bello dell’uomo in quanto l’uomo è immagine di Dio e Dio stesso è infinita Bellezza.

Verità e Bellezza le coordinate di un tempo che ha il sapore dell’eternità. E che, nella nostra eternità, ha preso il nome di Monsignor Ciliberti.

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